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Storica Parata dei Turchi. La terra racconta.

Maggio, si sa, è il mese delle rose, delle spose e delle mamme.

Ma per la città di Potenza il mese di maggio è anche il periodo che celebra il Patrono San Gerardo.

Il momento principale della festa del capoluogo lucano è rappresentato dalla “Parata dei Turchi”, che si svolge attraverso una suggestiva processione che percorre le vie principali della città.   

La soddisfazione di un’attesa, la continuità della tradizione che abbracciano la fede ed il folklore nella sfilata di oltre mille figuranti, costumi d’epoca, personaggi di ogni età, codici, rituali, carri, strumenti musicali, simulacri condotti a spalla, manufatti tipici, quadri viventi che narrano della protezione miracolosa di San Gerardo contro un’invasione turca…questo e tanto altro nella drammaturgia dell’evento.

Una rappresentazione complessa, dunque, che merita uno sguardo più approfondito per apprezzarne meglio il valore ed il legame con la sua terra.

Ne parliamo con la dottoressa Antonella Pellettieri, Dirigente di Ricerca del CNR, pubblicista, e per molti anni, Presidente del Comitato Tecnico scientifico della Parata dei Turchi.

La processione in onore di San Gerardo ha origini molto lontane, a metà tra leggenda e realtà, tra sacro e profano. Quali sono i principali eventi storici da cui trae origine?

In primis, vorrei ringraziarLa per questa intervista. Per un ricercatore è determinante studiare lo stato dell’arte dell’argomento che si indaga e fu fatto sotto due aspetti diversi: leggere e studiare tutti coloro che avevano scritto su questo evento e, attraverso atti di archivio e vecchi giornali, capire come si era evoluta nella sua organizzazione nel corso dei secoli. Non esistono documenti che attestano, palesemente, l’origine di questo amatissimo evento potentino, sicuramente la Parata era organizzata dagli inizi del XIX secolo e, da quel momento, che, con molta probabilità, si decise di arricchire la festa del Santo patrono Gerardo, che ha origini molto più lontane, con una leggenda che prevede che San Gerardo, dal cielo e con l’aiuto degli Angeli guerrieri, ferma un attacco alla città da parte di un esercito turco, sul fiume Basento. Questa leggenda è piena di contraddizioni: il Basento non è navigabile, non vi sono documenti che attestano la presenza di eserciti turchi a Potenza si pensa nel periodo delle grandi battaglie fra la fine del XV e il XVII secolo, quando finirono i grandi sbarchi di Turchi e Mori sulle coste del Mezzogiorno d’Italia. L’unico documento in cui si parla del popolo potentino vestito alla moresca e alla turchesca è un atto notarile del 1578, ritrovato e pubblicato da Tommaso Pedio nel 1968. Tante le ipotesi sulla nascita di questa leggenda ma io ho fatto riferimento a questo documento e da lì ho riorganizzato ciò che esisteva ma era confuso.

Nello specifico, la Parata si sviluppa in diverse ambientazioni storiche?

Prima di tutto, abbiam invertito il percorso (il percorso della parata è cambiato molte volte negli ultimi due secoli) e dalla valle dove scorre il Basento si arriva nel centro storico, percorrendo via Pretoria e finendo davanti la cattedrale. La Parata che abbiamo riorganizzato prevedeva tre momenti fondamentali: l’entrata del Conte de Guevara in città con i potentini vestiti alla moresca e turchesca e la consegna delle chiavi da parte del mastrogiurato, l’arrivo davanti la cattedrale con l’immagine del Santo che accoglie il suo gregge e lo benedice attraverso il vescovo in carica, il terzo momento, subito successivo, l’accensione della iaccara nella piazza antica della città perché la festa torna alla comunità. Nessuno di questi tre momenti esisteva prima del 2010, anno della mia prima parata.

Esistono particolari simbologie che caratterizzano i tre quadri rievocativi?

Dividemmo la parata in tre momenti storici: la prima ambientazione era la parata come si organizzava quando nacque, probabilmente, nel XIX secolo, la seconda ambientazione riguarda il XVI secolo e la leggenda e la storia si confondono riprendendo la parata voluta da Larocca nel 1967 quando nacque il primo comitato scientifico voluto dal sindaco Petrullo, la terza ambientazione riguarda il XII secolo e cioè quando il Vescovo San Gerardo arrivò a Potenza e gli regalò una identità precisa – fu vescovo dal 1111 al 1119.

Vi è un ordine preciso dei quadri di cui si deve comporre la Parata?

L’ ordine è una macchina del tempo al contrario: XIX, XVI, XII secolo. Tre ambientazioni con molti quadri che raccontano i comportamenti dei potentini nel corso dei secoli, l’amore verso la città e il Patrono e l’amore del Patrono verso la città, e le rievocazione di una rievocazione storica del 1578, Alfonso II de’ Guevara arriva in città e assiste a uno spettacolo di guerra sul Basento e tre navi che vengono affondate, il condottiero continua il suo percorso entrando in città da Portasalza, all’entrata gli vengono concesse le chiavi e con il pallio continua la sua cavalcata dentro la città. Erano di gran moda, in quel periodo, le entrate in città di re, principi, conti e feudatari: era il momento dell’insediamento di un nuovo potere, di un nuovo signore di quel luogo.

Tra gli elementi caratteristici della festa, vi è l’accensione della Iàccara, un fascio di canne lungo circa 12 metri legate attorno ad un palo di castagno. È accomunabile all’antica tradizione arborea e ai riti popolari legati al fuoco?

Mi pare un rito evocativo di grande spiritualità. Sono molti gli elementi che racchiude: lo sforzo degli uomini a realizzare una fiaccola altissima che arriva al cielo, lo sforzo di un solo uomo per arrampicarsi e accenderla, il fuoco che la brucia, lentamente, fra balli e giochi, come un rito liberatorio e l’inizio della bella stagione perché, come è noto, la Primavera, a Potenza, arriva dopo la festa di San Gerardo.

Una festa del popolo perpetuata negli anni, di generazione in generazione, che ad ogni edizione trova nuova linfa nella ramificazione dell’identità sociale e culturale della comunità. Preservare il sentimento di appartenenza richiede, a Suo avviso, un approccio poliedrico?

Cercammo di coinvolgere tutte le associazioni della città e spingemmo a creare nuove associazioni strettamente connesse alla festa. Oggi ve ne sono tantissime e questo mi pare un aspetto bellissimo. La Parata aveva 350 partecipante nel 2010, nel 2014 erano 1200 e si faceva a gara per partecipare. Ma la Parata dei Turchi non ha solo 1200 partecipanti: sin dalle sue origini, è tutto il popolo potentino che partecipa, le due ali di spettatori che vi sono lungo tutto il percorso non solo lì per guardare. Sono la cornice insostituibile dell’intero evento, racchiudono in quel corridoio pieno di figuranti coloratissimi, l’intera storia della città che si svolge come una pellicola del Tempo, dalle epoche più recenti agli anni in cui il Santo Patrono fu vescovo amatissimo.

Ha alle spalle tanto lavoro. E’ stata la prima donna e l’unica donna potentina ad aver avuto questo ruolo in città.

Sono stata anche la prima potentina a dirigere un istituto di ricerca del CNR che ha sede in Basilicata. I Lucani e i potentini, in particolare, non conoscono e riconoscono i ruoli, siamo tutti noiosamente uguali, a maggior ragione se è una donna ad avere un ruolo, non viene riconosciuto e viene dimenticato per risorgere quando il Tempo vorrà. Nessuno può nascondere la Storia con i suoi eventi: prima o poi spuntano prepotentemente…

Un sentito ringraziamento alla dottoressa Antonella Pellettieri e Buona Parata dei Turchi a tutti!

                                                                                                                                                        

Luisa Rubino

Storica Parata dei Turchi. La terra racconta.

EPIGENETICA E TRAUMA.

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