#Heroes

Speranze di Pace, la Musica resiste!

A distanza di un anno mi tocca parlare ancora di guerra, la pace proprio non piace
ai potenti, non si fanno buoni affari con lei. Quando la smetteremo di parlarne
come se fosse una cosa astratta, un argomento buono per l’ennesimo compito di
italiano, o per scrivere una canzone che nessuno poi capirà? Sì lo so, questa è una
rubrica di musica e dovrei trattare di questo, ma i miei artisti preferiti mi hanno
insegnato che su certe cose non è possibile girare la testa, e far sempre finta che
non sia vero…Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
E allora lascio che a parlare siano, in poesia, le mie carissime alunne della 4 A del
Liceo Classico del l’IIS Federico II di Melfi, e la mia alunna Giulia della 2 A Classico
con i loro pensieri di pace…


Telemaco

Fuoco alle polveri
Telemaco, figlio di Odisseo, eroe che non ha rinunciato alla gloria e lo ha abbandonato
ancora in fasce, lascia un messaggio di speranza. Egli racconta che le atrocità della
guerra non colpiscono solo le trincee ma anche tutto ciò che resta ai margini.
Padre, io ti ho aspettato sull’isola di Nasso, inerme,
per te ho combattuto
l’ira dello spettro delle acque.
Oh Eirene,
illumina la psiche dei fanti armati
avvolti dall’Egida,
loro che fragili giacciono nella notte
e con quelle mani
sporche
forse delle nostre lingue inadeguate,
forse delle nostre usanze ridicole,
forse delle nostre opinioni insensate,
o forse
di sangue fraterno.
Cantami, oh Morfeo, di quella dolce melodia
che i pargoletti culla
tra le braccia paterne
a me sconosciute,
per quella gloria a cui non si è sottratto,
la stessa che ha spento sorrisi
facendo scivolare tra le mani
il tempo.
Avrei voluto dirtelo domani
ma nell’aria spasimante non hai ancora stretto
la mano di chi ti sta accanto;
perché ricorda, siamo uomini
e come foglie appena nate
fragili e sofferenti
cadiamo.
Perché sì padre,
siamo fratelli.

4AC

Si parla di guerra santa, si parla di guerra sporca, si parla di guerra giusta.
Ma cos’è la guerra?
Un ghiribizzo balordo,
un conflitto spesso evitabile, un gioco armato
in cui vince chi uccide.
E allora davvero c’è qualcuno con un fegato sufficiente
da scegliere il massacro?
Da scegliere il dissidio?
Da scegliere la morte? Un’affermazione è risposta. Un “sì” triste,
un “sì” deprimente
che annulla ogni speranza.
Della Pace si parla sempre meno, quasi affatto.
È l’unica a poter cambiare l’uomo. Le cui mancanze, in guerra
si fan sempre più nette: è spietato,
è crudele,
è selvaggio.
La Pace soltanto, potrebbe renderlo umano.
Giulia

Enzo Restaino

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