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L’Europa e la questione immigrazione

Il  giorno 26 febbraio 2023 non è stato, certamente, un bel giorno. L’immagine della nave affondata al largo di Cutro In Calabria e delle vite di uomini, donne e bambini, spezzate in mare, sono una ferita che si riapre, ogni volta – si spera sempre l’ultima, ma, poi, ultima non è – che accadono episodi del genere. La questione sull’immigrazione tocca corde profonde in cui si mescolano aspetti umanitari, politici, valutazioni economiche, situazioni emergenziali e di opportunità oltre che dinamiche e assetti  sul piano delle relazioni internazionali, ma la clessidra del tempo segna, sempre più inesorabilmente, il tema dell’urgenza e della necessità di una soluzione strutturata, duratura, convincente per quello che è un dovere morale di evitare tragedie del genere. Dopo l’ultimo dramma che si è consumato sulle coste italiane, in Calabria, la Commissione Ue ha risposto alla lettera della premier Giorgia Meloni sul problema dei flussi migratori,  rinnovando gli sforzi per arrivare ad un accordo sul Patto per la migrazione e dare risposte operazionali.  Secondo la Presidente Von Der Leyen  la migrazione “va affrontata con un approccio olistico, combattendo i trafficanti, mettendo in campo i rimpatri per chi non ha diritto di restare, ma anche offrendo percorsi chiari per migrazioni sicure e legali”. Il lavoro su cui si devono muovere, congiuntamente, gli stati europei deve essere orientato su tre priorità:  attivare una proficua cooperazione con i Paesi del Nord Africa per evitare le partenze irregolari, sviluppare corridoi umanitari sicuri e aumentare il coordinamento per le attività di Search & Rescue. La migrazione è, infatti, una questione complessa, in continua evoluzione che richiede soluzioni modulabili o rimodulabili a seconda degli scenari che si costruiscono a livello europeo e planetario: basti pensare all’enorme flusso migratorio nato dopo lo scoppio della – inimmaginabile – guerra in Ucraina. E’, pertanto, evidente che “la migrazione sia una sfida europea che richiede una soluzione europea” e che “avanzare nel nuovo Patto di Migrazione e Asilo” significa spezzare il ciclo di soluzioni frammentarie che non portano progressi sufficienti. Nella lettera della Presidente della Commissione Europea, si legge la necessità di muoversi lungo tre direttrici: aiutare chi ha bisogno di protezione internazionale, prevenire le partenze irregolari, combattere i trafficanti criminali offrendo percorsi per una migrazione sicura e legale e rimpatriando quelli che non hanno il diritto a restare.  Ed è tenendo conto di questi obiettivi che sino al 2025, l’Ue si impegna a mettere a disposizione mezzo miliardo per il reinsediamento in Europa di circa 50.000 persone attraverso corridoi umanitari  e rilancia l’esigenza di un’attività coordinata tra le autorità nazionali per l’azione di Search and Rescue come parte del Piano di azione per il Mediterraneo centrale. La strada delle soluzioni politiche per questioni così complesse, come già detto, non è e non può essere mai definitiva né assoluta, richiede continue concertazioni e provvedimenti pur nella lotta, invece, continuativa e senza confini  verso  fenomeni criminosi e criminali che, sistematicamente, emergono e sfruttano proprio le situazioni di disperazione, paura e dolore della gente colpita da guerre, calamità o povertà. La politica deve analizzare, provvedere, decidere e ritornare ad una ri-centralizzazione del Mediterraneo, concepito, non solo, come spazio di morte, barriere, respingimenti, ma come culla, come lo è stato nel passato, di crescita, commistioni, arrivi, partenze, sviluppo. Altro discorso va fatto per la solidarietà: quella no, quella ci deve essere sempre.  Non chiede né si fonda sulle analisi.

Carmela Sallorenzo

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