Le alleanze territoriali e il ruolo della Cultura per lo sviluppo della Basilicata.

Prima la candidatura congiunta dei comuni della Magna Grecia (Bernalda, Policoro, Pisticci, Scanzano, Nova Siri e Rotondella) poi Maratea e Moliterno. Sono tanti i comuni che ambiscono a diventare Capitale della Cultura per l’anno 2026. In effetti, il dato che merita di essere menzionato anche dal punto di vista storico, è che per la prima volta a memoria, diversi comuni che magari in precedenza avevano avanzato stessa proposta di candidatura, ritirano la propria per concorrere allo stesso obiettivo.
Nel caso dei comuni ionici è stato gioco facile trovare una alleanza, data la stessa appartenenza alla cultura millenaria della Magna Grecia, che ha indotto i sindaci del territorio a immaginare un unico e grande attrattore culturale e turistico, non fosse altro per i beni e i monumenti presenti nell’area vasta.
Per le due M invece, ovvero Maratea e Moliterno, trovo intelligente aver puntato sull’integrazione di montagna e mare, due grandi caratteristiche della regione. Difatti Moliterno è un comune del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, mentre Maratea è la perla del Tirreno, da tutti riconosciuta come una delle più belle località di mare d’Italia e non solo.

La scelta di concorrere insieme al titolo di “Capitale della cultura 2026”, è sicuramente strategica e risponde alla necessità imminente di fare rete e di concentrare le energie per conseguire un unico obiettivo. Quello di rendere attrattivi i luoghi e di aumentare il numero di visitatori e turisti nelle aree costiere della regione.
La città vincitrice (o le aggregazioni), grazie anche al contributo statale di un milione di euro, potranno mettere in mostra, per il periodo di un anno, i propri caratteri originali e i fattori che ne determinano lo sviluppo culturale, inteso come motore di crescita dell’intera comunità, cosa che di sicuro le due aggregazioni sapranno sapientemente concorrere ad organizzare.
L’iniziativa di queste collaborazioni convalidano e ribadiscono l’importanza della cultura ai fini di uno sviluppo concertativo, segnalando la necessità di porre le basi per una grande alleanza territoriale che io vedo auspicabile e realizzabile anche per il capoluogo di Regione, città che dovrebbe giocare la stessa partita dell’inclusione tenendo dentro peculiarità, caratteristiche e risorse dei territori contermini. Per questo, bisognerebbe ripartire dal definire i confini di una “città-comprensorio” in cui la cultura diventa il principale volano di crescita e sviluppo di un’area più vasta.