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Inclusione e Integrazione – Potenza Città

Ringrazio l’associazione We Love Potenza e il presidente Salvatore Iannarelli per l’invito, e per l’importanza della tematica sulla quale ci stiamo confrontando.

Quando Salvatore mi ha invitata, raccontandomi dell’iniziativa, a proposito del binomio INTEGRAZIONE – INCLUSIONE, la mia mente è andata subito  alla riflessione che fa il filosofo e sociologo tedesco, Habermas, il quale afferma che l’INCLUSIONE non è un concetto assimilatorio, ma significa piuttosto che i confini della comunita’ siano aperti a tutti, anche a coloro che sono estranei o che estranei si sentono e talvolta tali vogliono rimanere.

INCLUDERE è ben più complesso di INTEGRARE.

L’inclusione è un processo continuo.

Non basta, quindi, integrare le diversità ma occorre includerle.

Occorre fare spazio alla ricchezza della differenza, adeguandola chiaramente agli spazi, agli ambienti, ai contesti in base ad ogni singola specificità.

Dividere le persone in base ad un determinato criterio è facile per poter gestire, quindi è “comodo” ma non efficace. Presento un esempio calzante: se in una scuola X abbiamo degli allievi con ridotta capacità motoria, entreranno dalla rampa posta sul retro della scuola. Quindi la scuola garantisce il diritto a tutti i bambini di entrare in classe, i bambini con disabilità motoria però entrano dal retro, o comunque da un’entrata diversa. Questa è INTEGRAZIONE. Ma modificare l’ingresso principale, sostituendo lo scalino con una rampa, renderebbe l’accesso possibile a tutti in ugual misura. QUESTA è INCLUSIONE. Essa richiede quindi uno sforzo in più: a volte può trattarsi di una modifica architettonica, a volte di un cambio di mentalità.

Saldo rimane il principio secondo il quale ogni persona ha pari dignità sociale. Partendo da questo assunto di base tutti siamo chiamati a costruire reti sociali, servizi e soprattutto cambiamenti culturali volti a rendere dignitosa l’esperienza di vita di ciascuno. Per fare ciò bisogna tendere a favorire il benessere psico-fisico di ciascuno, come ricorda l’OMS.

Tutti siamo chiamati a co-costruire una società più inclusiva, ciascuno secondo i propri ruoli e competenze. Il mondo della scuola è veicolo di principi inclusivi ogni giorno, il mondo dell’associazionismo è un faro per quanto riguarda la sensibilizzazione e il cambiamento culturale, il mondo della politica intraprende scelte atte a favorire l’inclusione. Il terzo settore opera quotidianamente in servizi alla persona. 

Per costruire una rete di sicurezza sociale che non lasci indietro nessuno bisogna tener conto di tante povertà: quella più strettamente economica, culturale, esperienziale, etc.

Ad esempio la Pandemia da covid-19, tra le tante sfaccettature , ci ha fatto notare che chi non ha accesso alla rete è tagliato fuori, e che le disuguaglianze non sono solo costituite da differenze di reddito ma anche e soprattutto da differenze di accesso ai mezzi e alle infrastrutture sociali; quindi bisogna fare successivamente i conti con il divario di competenze. Queste problematiche esigono di essere trattate oggi. Perché spesso ci troviamo di fronte ad un impoverimento culturale, sociale ed esperienziale. Perciò bisogna educare i giovani e gli adulti ad essere formati ed informati.

Quindi indirizzare il paradigma culturale ed educativo circa una formazione permanente ed un apprendimento continuo, lungo l’arco dell’intera esistenza, vuol dire rispondere in maniera sostenibile alla sfida che ci si pone, acquisendo capacità e competenze rispetto ai nuovi bisogni sociali o lavorativi, sia in campo professionale che personale.

Lo psichiatra Vittorino Andreoli, in un convegno, disse che “educare significa insegnare a vivere. L’educatore non è uno status ma l’educatore lo si vede nelle relazioni che costruisce”.

Alcuni punti di forza del nostro territorio sono certamente la facilità con cui si può dialogare con le istituzioni e con cui si può costruire una rete di relazioni sociali.

Ciò ha un grande potenziale: la formazione ad una coscienza politica, etica, civile che guardi alla diversità in ottica INCLUSIVA, ossia in chiave di VALORIZZAZIONE, ricordando sempre che la DIVERSITA’ CREA VALORE.

Milenia Castrignano

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