#Terre

La poesia di Galgano approda in Romania.

Vede la luce « Maree Fugare » del poeta e critico letterario potentino

Con Maree fugare  – Le maree latitanti (Edizioni Cosmopoli, Bacau) le carezze poetiche, i paesaggi visionari e le intuizioni sull’esistenza umana di Andrea Galgano approdano nella terra in cui Paul Celan ebbe i natali e fiorirono i grandi talenti letterari di Mihai Eminescu e Nina Cassian. Dopo essere stato tradotto in ango-americano, spagnolo e tedesco, Galgano, con liriche « azzurrate » che accendono i tramonti e sfumano sulle marine, fa sentire la sua limpida voce lirica fino alle coste del mar Nero e tra le sponde del Danubio, in quella terra  che da sempre accoglie e custodisce tesori inaccessibili e preziosi, custodendo infinite e luminose bellezze, che spaziano dai cieli di Bucarest alle luci notturne di Timisoara, dalle solennità della Transilvania alla Bucovina, coi suoi monasteri dipinti, fino a Maramures, con le sue altissime chiese in legno.

Il poeta potentino accede, dunque, in terra rumena col passepartout di una poesia tagliente e illuminata, che si spande in un universo sensoriale costellato di vivide suggestioni e di intensi tremori, che fluttuano in una vasta produzione ultradecennale, che abbraccia opere di spessore assoluto, apprezzate dalla più importante critica letteraria: da Argini (2012) a Downtown (2015) ; da Non vogliono morire questi canneti (2019), sino al più recente, suggestivo viaggio sonoro di Pentagrammi (2024).

In Maree fugare si consuma un ideale gemellaggio italo-rumeno, che rinviene dimora e linfa in un’armonia esterrefatta ed inattesa di luoghi e sentimenti, di richiami acquatici, lunari e sensoriali e di rimandi alla natura come stagione di scoperta, di stupore e di composizione animistica delle cose (Le isole-soffitti ed i capanni stipati come occhi ; le spiagge nere che si riversano sul balcone della marina di Cala Jannita ; gli ulivi-mani sulle fronde di Legri ; la sera leggera sulle ginocchia e gli occhi muti che si chiudono sulle panchine (nella meravigliosa Fuga dispari) ; i corpi – ombra di bocca e l’anima farfalla che si dona in un atto d’amore eterno ; le lune rosse spettinate ed – ancora – l’ aroma di case bianche e radure / bianca marina – bianco fondo / avvento di fiamma gialla e limoni della lirica Albori (Hotel California) ; il calamaio dei grilli che riempie le campagne (nell’assolo visionario dell’inedito Danubio ottanio).

Quello di Galgano è un omaggio intenso alla terra rumena ed, insieme, un abbraccio tutto italiano, diremmo mediterraneo, che stringe le vene e annusa le rive magiche di Atrani, profuma dei ricami antichi delle sue barche che aprono sale e mirto, mentre, letteralmente « il cielo inciampa sulle case chiare » ; è un’esplosione di umanità che, come una Supernova, tocca le vette del cuore dei lettori di ogni Terra, con una delicatezza lirica che è gratitudine, fragranza, annunciazione musicale ed amore, infinito, per la vita, in tutte le sue sfumature e sonorità e che rimanda, per intima assonanza, al segreto di Hermann Hesse (e della lirica Ricordo di un tempo), per cui « fiorire e sfiorire ci è grato / nel grande giardino di Dio ».

Una partitura di bellezza da ogni latitudine, una poesia dai cinque sensi, tattile, olfattiva, che sembra giungere da angoli visuali indecifrabili, inesorabili, forse inesplorati, ma che dona grazia al Mondo e bagliore ai nostri limiti terreni.

Il vero, autentico sfondo pittorico delle cose ed un concerto di armonie che fa da eco, solca il passaggio  universale degli uomini e dei respiri che sbadiscono di spalle, tra ceri accesi di speranza, ombre vaghe e sottili, il sogno della vita che passa e che rimane ed il mistero dell’esserci, qui ed ora, per un’idea, per una nostalgia, per un sorriso, per un gesto qualunque che ogni volta – come una mano invisibile ma amica – disegna e rende nuovo il nostro mondo.

Francesco Potenza

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