#Terre

FREUD E HALSMANN.

Nel Settembre del 1928, il dentista ebreo Max Halsmann e suo figlio Philipp studente di ingegneria si trovano sulle Alpi tirolesi per un’escursione. Durante la loro camminata Max cade in una scarpata, Philipp prova a tirarlo fuori ma non riuscendoci corre a chiamare i soccorsi. Al ritorno il padre è morto. Da quel momento inizia un’odissea per il giovane che viene immediatamente accusato di parricidio.

Durante il processo numerosi furono gli interventi da parte di personalità illustri quali Einstein e Thomas Mann fra gli altri che sottolinearono incongruenze e assenza di movente ma senza riuscire a incidere positivamente sulla sentenza. Il periodo storico e il clima fortemente antisemita ne determinarono la condanna. Gli accusatori si fecero forti di una teoria, che divenne movente, appena annunciata dallo psicoanalista Sigmund Freud che indagava il complesso edipico come competizione inconscia del figlio nei confronti del padre e la necessità dell’uccisione simbolica dello stesso. Freud il 14 Dicembre del 1930 in una nota apparsa sul Neue Freie Presse sottolineò quanto la menzione del suddetto complesso potesse risultare fuorviante e oziosa.

La nota del Dottore arrivò tardi e non incise sull’andamento del processo Halsmann ma Freud ritenne opportuno aprire un dibattito sul tema dell’utilizzo della psicoanalisi nelle aule di giustizia essendo sempre stato cauto sulla possibilità che i concetti psicoanalitici potessero essere utilizzati in ambito forense. “La verità psicologica non dovrebbe sostituirsi all’accertamento dei fatti, primo compito della giustizia”. Escluse che le attività investigative potessero far ricorso al sapere di un’altra arte a meno che questo ricorso non fosse rigoroso poiché senza rigore si potrebbe andare verso una deriva pericolosa a scapito di verità e giustizia. “Rischioso è ” continua “che la diagnosi possa prendere il posto della prova e che le ricerche di motivazioni profonde possano oscurare i fatti. Pericoloso è prendere alla lettera la teoria del complesso edipico sull’uccisione simbolica del padre finché non ci saranno prove inconfutabili a dimostrazione del fatto che quel complesso sia all’opera.” Dopo la condanna a quattro anni di reclusione Halsmann dopo il carcere lasciò l’Austria e si trasferì dapprima in Francia e successivamente ottenne un visto per gli Stati Uniti anche grazie all’aiuto di Albert Einstein proseguendo il suo lavoro di fotografo diventando famoso per i suoi ritratti ormai iconici. 

Mina Paciello

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